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La premessa
Sul pianeta Zorg, quando i bambini diventano grandicelli e cambiano gli aculei da latte, devono intraprendere un viaggio su un altro mondo per ampliare le proprie conoscenze, vedere civiltà diverse e fare nuove esperienze: solo al termine di questo periodo il bambino diventa un karzakal, ovvero un “giovane adulto”.
Il piccolo Kavlin – che veniva preso bonariamente in giro da alcuni amici perché non aveva ancora la peluria sulle dita – decise di andare sul lontanissimo pianeta Drost, il terzo del sistema solare del Lungo Artiglio: un corpo celeste molto umido, anzi, per lo più sommerso dai mari, dove le primitive creature indigene non avevano ancora imparato a vivere in pace.
Per compiere la propria “missione” ovviamente Kavlin doveva camuffarsi, altrimenti avrebbe insospettito le creature locali, che avevano quasi sempre un certo timore di tutto ciò che non conoscevano. In verità questa paura aveva – almeno in parte – un’origine sensata: esisteva infatti una specie particolare di creature indigene, che veniva chiamata “razza umana”, che effettivamente aveva l’assurda e insensata tendenza a bruciare, spaccare, ferire e uccidere, insomma a fare tutte quelle cose che, su Zorg, nessuno faceva più da molti secoli.
Kavlin aveva scelto questo pianeta lontano, un po’ ostile, e vagamente buffo (se non fosse stato che, a volte, i suoi abitanti si facevano male tra loro sul serio) solo perché aveva letto per caso il nome che gli stessi indigeni davano al loro mondo: “Terra”. Era un bel nome, che rappresentava uno dei sette elementi di cui è composto l’universo (che sono aria, acqua, fuoco, tempo, spazio, amore, gnoffo e – appunto – terra). E poi “Terra” aveva un bel suono, come qualcosa di concreto e solido, a cui si vuole bene. Certo, gli umani spesso non sembravano amare molto il loro pianeta (dato che lo inquinavano in mille modi), ma esistevano tante altre razze davvero magnifiche e, tutto sommato, poteva essere interessante andare a vedere quel posto così distante e diverso dalla propria casa.
(continua qui)
(illustrazioni di Alice, 8 anni)
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