Narra la leggenda che un giorno, all’alba dei tempi, Umar volesse cogliere in fallo la sua saggia sorella Talitea. Architettò così un semplice ma astuto piano: accalappiò un usignolo e, con l’animale ben chiuso tra i palmi, andò dalla sorella e le chiese:
“Cosa stringo tra le mani?”
Talitea guardò il proprio fratello, poi posò lo sguardo sulle sue dita, chiuse come un guscio e sotto a cui nulla era visibile.
Gli rispose:
“Un usignolo”
“Ed è vivo o morto?” la incalzò Umar, sorridendo sardonicamente. Egli, infatti, sapeva che l’uccellino era in vita ma, se Talitea avesse risposto che era vivo, allora avrebbe stretto le proprie palme uccidendolo, per mostrare alla sorella il piccolo cadavere. Qualora invece Talitea avesse previsto il suo piano, rispondendo che l’usignolo era morto, gli sarebbe bastato aprire la dita per farlo volare via incolume.
Talitea guardò nuovamente le dita di Umar, poi alzò un’altra volta lo sguardo sul suo viso.
Rispose semplicemente:
“La vita di quella creatura è nelle tue mani”.
Epilogo
Si dice che Umar fu molto colpito dalle parole della sorella, e che liberò l’usignolo, allontanandosi pensieroso.
Talitea sorrise all’uccellino, che cinguettava riconoscente, e tuttavia spaventato per essere stato così a lungo al buio e lontano dal proprio nido. Allora la Dea della Conoscenza gli donò una grande forza d’animo e una profonda dimestichezza con l’oscurità, e da quel giorno l’usignolo canta la propria gratitudine notturna a Talitea.
(qui sotto il relativo video: l'audio è tratto dal CD "13 fiabe di autori italiani", di "Versi in libertà", in collaborazione con "Gli occhi di Argo")
(questa storia è ispirata a un vecchio racconto zen)
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