Nelle malfamate taverne del porto di Almiria, così come nelle eleganti locande di lusso, di tanto in tanto si può sentire parlare della leggendaria nave elfica “Gaergalath”. Si dice che questa nave solchi i mari e gli oceani per molte lune, e che attracchi solamente una volta all’anno, presso gli Scogli della Madre, per sostituire il marinaio più anziano della ciurma con un giovane elfo apprendista. I suoi marinai hanno la pelle inaspettatamente scura, insolita per gli elfi (che in genere hanno la carnagione candida come la neve), a causa dell’esposizione costante al sole e al riverbero del mare. Ma la particolarità che ha reso famosa questa nave è un’altra: gli alberi dell’imbarcazione non sono di semplice legno, ma sono composti da veri e propri tronchi, di piante vive e vegete, che crescono e germogliano sotto la costante cura dei marinai-coltivatori. I ponti della nave, infatti, sono coperti di erba, e la stiva sotto agli alberi maestri è colma di terra. Interi stormi di uccelli nidificano sulla nave e viaggiano insieme agli elfi, da cui sono nutriti e accuditi, e che forniscono il concime necessario per nutrire le piante. Ci sono marinai incaricati unicamente di togliere il sale dai rami e dalle foglie degli alberi, altri che curano i prati e gli uccelli, e altri ancora che coltivano frutta e ortaggi, per sfamare l’intera ciurma. Ad ogni solstizio, gli elfi chiedono ad alcuni pesci di sacrificarsi, e celebrano un grande banchetto in onore dei loro dei, al di sotto delle fronde dei maestosi alberi. Persino gli uccelli rinunciano ad alcune uova, donandole ai marinai, in cambio delle loro attenzioni. Ma la leggenda vuole che, molti decenni fa, i volatili abbiano letteralmente salvato la nave dall’arrembaggio, quando venne inseguita dai temibili e spietati corsari mori della città nascosta di Kedhjna. La nave elfica era appena uscita da una terribile burrasca, e molti elfi avevano perso la vita per portare in salvo i nidi che altrimenti sarebbero stati scagliati nel mare. Con una ciurma così ridotta, la paleria a pezzi e lo scafo danneggiato, la nave elfica non poteva manovrare a piacere e i corsari guadagnavano facilmente terreno. Fu così che gli uccelli, capito il pericolo, ricambiarono il favore e volarono verso le navi nemiche, tagliando con i loro becchi aguzzi le robuste funi che reggevano le vele degli inseguitori, facendole cadere in mare. In questo modo l’arrembaggio fu evitato e la Gaergalath riuscì a fuggire. Quindi, se un giorno solcherete i mari e - proprio in mezzo all’oceano – magari scorgerete una foglia di quercia posata delicatamente sull’acqua, o una leggera piuma d’uccello che viene trasportata dal vento, non potete sbagliare: la Gaergalath vi ha appena preceduto, solcando le onde con il suo piccolo e florido bosco viaggiante.
Ultimi commenti