La prima parvenza di idea, all’insigne dottor Berenzuck, si manifestò dopo un cenone di capodanno, quando pensò bene – una volta tornato a casa, dopo un’intera giornata trascorsa ad abbuffarsi alla Locanda del Re – di ingozzarsi con mezza pentola di peperonata, avanzata dalla sera precedente. Quella notte il dottore-alchimista fece un sogno vivido e molto colorato: immaginò che un demone scarlatto, dalla coda biforcuta e con profondi occhi neri, continuasse a posargli dei massi pesantissimi sullo stomaco, mentre attorno a loro una caverna infuocata si liquefaceva per il calore.
La settimana seguente, sentendosi in colpa per l’abbuffata di inizio anno, il luminare si mise a dieta, e in tutto il giorno mangiò solamente un’insalatina di rucola e poche carote elfiche, seguite da un goccio di amaro dei monaci: quella nottata sognò di camminare su una spiaggia infinita, contro un vento affilato e tagliente che a un certo punto iniziò a levigarlo, facendolo diventare sempre più magro e striminzito, finché d’improvviso lo fece volare via, nel nulla, e in quel momento l’alchimista si svegliò turbato.
Quel mattino, dopo un’abbondante colazione a base di bignè alla crema e caffelatte con panna, lo scienziato-inventore di Almiria cominciò ad elaborare meglio la propria teoria: se i cibi e le bevande potevano – ed era evidente – influenzare i sogni, allora lui avrebbe creato un elisir che potesse modificare le visioni notturne della gente, per eliminare gli incubi e, anzi, donare alle persone i sogni che più desideravano.
Il dottor Berenzuck partì e girò per Terraferma, dal selvaggio Daloran alle spiagge delle Sabbie, dalla scogliosa penisola di Corhad alle alte scogliere di Rehom, assaporando ogni pietanza, ogni piatto tipico dal gusto peculiare, ogni verdura, ogni ricetta, degustando e facendo assaggiare i propri esperimenti alchemico-culinari, per poi farsi descrivere i loro effetti notturni sotto forma di sogni.
I suoi detrattori affermano malignamente che l’alchimista era in realtà solo un gran ghiottone, e che utilizzasse i propri “esperimenti” come scusa per mangiare a sbafo, eppure dopo sette anni, undici lune e due giorni dalla sua partenza, la poziosognante fu pronta!
Anzi, in realtà Berenzuck creò molte distinte poziosognanti, poiché ciascuna – pur senza indirizzare perfettamente il sogno che si stava per compiere – aveva una particolarità precisa e ben definita: la miscela color indaco (alla verbena) faceva immaginare di volare con dolcezza nel cielo, quella color rubino – all’aroma di vino dell’Ismelka – sprigionava visioni colme di passioni amorose, il decotto giallo-limone faceva immaginare di compiere antiche e agognate vendette, l’infuso color del muschio procurava fantasie di magiche creature benevole, quello viola al gusto di ciclamino induceva viaggi onirici istruttivi e rassicuranti, la bevanda arancione alla cannella ispirava avventure mozzafiato per tutta Terraferma, e le altre causavano vari sogni ancora diversi!
Il dottor Berenzuck non aveva creato le poziosognanti per arricchirsi, eppure si trovò ben presto a venderle a peso d’oro, tanto erano numerose le persone – uomini e donne, nobili e mercanti, umani e non umani – che si trovarono a voler comprare il nuovo e bramato elisir, che permetteva di incanalare i sogni desiderati.
Un giorno però, l’invidioso necromante Dumbaras riuscì a entrare nottetempo nel magazzino segreto del dottor Berenzuck, dove erano gelosamente custodite le riserve delle preziose pozioni, e – senza farsi scoprire – le alterò lievemente, modificandole di nascosto con lievi ma sostanziali cambiamenti, aggiungendo un pizzico di pepe qua, una goccia di muco là, un filo di muffa qui.
Accadde così che i sogni soavi e leggeri si trasformarono in incubi tremendi: chi si attendeva romantiche cavalcate al chiaro di luna si ritrovò innanzi alla carica di draghi sputaveleno, chi si addormentava aspettandosi di ritrovare un amico lontano incontrava invece un’atroce morte per annegamento, e così era per tutti coloro che ingerivano la mitica pozione del dottore.
La duchessa di Nastor, che si era fatta appositamente distillare una tisana che le permettesse nottetempo di conversare con gli Dei, sognò di essere rapita dai pellenera e torturata con degli uncini roventi, mentre il suo piccolo primogenito veniva cotto allo spiedo! La nobildonna si svegliò ben presto per il dolore – sia pure patito solo in sogno – ed immediatamente emise un editto che bandì la poziosognante e il suo creatore dall’isola di Tenas. I mercanti di Almiria, che fino a quel momento erano stati in ottimi rapporti con il loro concittadino alchimista, si rifiutarono di procurargli i fondamentali ingredienti necessari per creare decotti e distillati, e così lo scienziato non poté rinnovare le proprie scorte adulterate.
Il suo studio venne imbrattato da uova marce e verdure guaste, poi assediato dagli acquirenti gabbati, e infine i contestatori riuscirono a penetrare all’interno del laboratorio, che fu messo a ferro e fuoco! Lo stesso Berenzuck riuscì miracolosamente a sfuggire al linciaggio, ma fu costretto a fuggire, braccato da decine e decine di facoltosi contestatori infuriati.
L’Arcimago di Beriadost, furibondo per aver sognato tutta la notte di essere lentamente divorato da formiche e scarafaggi, arrivò a istituire una ricca taglia sulla testa del dottor Berenzuck, che così si ritrovò inseguito anche da avventurieri e cacciatori di taglie, e dovette infine darsi alla macchia, vivendo in misera clandestinità per il resto dei suo giorni.
E pertanto nessuno poté più scegliere che cosa sognare, nelle proprie ore di sonno.
A meno che, in qualche vecchio scantinato buio, non sia rimasta qualche ampolla impolverata e ben sigillata, che contenga ancora la vera, originale e non alterata bevanda del dottor Berenzuck: la leggendaria poziosognante.
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