Lorenzo aveva avuto un’idea.
Solo una, ma geniale.
Voleva vincere le elezioni e attuare questo semplice programma: nelle prime ventiquattr'ore avrebbe emanato una legge che imponeva, a tutti gli onorevoli, che per essere eletti non si poteva aver già trascorso nemmeno un giorno in parlamento.
Neppure uno.
Poi avrebbe si sarebbe dimesso facendo cadere il governo, ci sarebbero state nuove elezioni e nessuno dei vecchi deputati e senatori sarebbe mai potuto tornare in parlamento.
Un programma imbarazzante per la sua pochezza, ma Lorenzo voleva azzerare una classe dirigente incapace e corrotta, e questo sarebbe stato un vero, nuovo inizio.
Da zero.
Tramite internet la sua idea prese slancio e vigore, mentre i media tradizionali lo ignorarono.
Giornali e tv iniziarono a parlarne solo quando vi furono costretti dalla sua crescente popolarità, ma lo fecero solo per deriderlo e imbruttirlo.
Tutto questo continuò, finché i sondaggi lo diedero testa a testa con i maggiori partiti tradizionali! Allora fioccarono articoli e interviste, sebbene fossero ancora per lo più ostili.
Ma era difficile travisare il suo pensiero, perché il programma era talmente banale che risultava quasi impossibile da stravolgere.
E Lorenzo non poteva neppure essere attaccato personalmente: lui non voleva aver nulla a che fare con la politica, quindi il suo passato non era importante, così come non lo sarebbe stato il suo futuro.
Lorenzo voleva solo annichilire i politicanti attuali: tutti, senza alcuna distinzione.
Giunse il giorno fatidico e Lorenzo stravinse le elezioni, con percentuali bulgare.
Come promesso in campagna elettorale, fece una sola, semplice legge, e tutti i vecchi politicanti decaddero immediatamente.
Tranne lui, Lorenzo.
Che il giorno seguente, allamato dal popolo come un eroe, diede le proprie dimissioni.
Epilogo
Lorenzo, un istante prima di dimettersi, aveva aggiunto un minuscolo comma alla legge: chi era stato in Parlamento due giorni, precisamente due giorni – né più né meno – beh, allora quella persona sì, poteva candidarsi alle elezioni.
I vecchi senatori avevano governato per decine di anni, i nuovi arrembanti deputati potevano contare solamente su quell’unica giornata in parlamento.
Ma Lorenzo no: aveva impiegato un giorno per fare la legge e il secondo per dimettersi.
Così Lorenzo poteva ricandidarsi, e lo fece.
Fu sommerso dalle critiche, si prese del bugiardo e dell'intrallazzone, ricevette minacce e querele, ma anche qualche complimento per la sua scaltrezza.
In campagna elettorale era l’unico volto conosciuto, in una marea di gente anonima: nonostante la palese menzogna, la legge su misura per sé stesso e il ridicolo in si era cacciato, stravinse nuovamente le elezioni, con percentuali persino maggiori rispetto a prima.
Con il nuovo governo, decise di abolire le elezioni: era chiaro che gli italiani non se le meritavano.
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