L’uomo e la donna intuivano dove sarebbero stati presi i “pezzi”, ma non potevano esserne sicuri e comunque facevano del loro meglio per dimenticarlo.
Il chirurgo avrebbe potuto rivolgersi a una clinica dai rigorosi princìpi etici, ma preferiva risparmiare tempo e denaro, in nome del libero mercato (e del proprio onorario).
Il direttore della struttura si sentiva con la coscienza a posto: aveva le mani pulite e pagava le tasse, o almeno quasi tutte.
Il mattatore squartava gli orfani per trasformarli in parti di ricambio per bambini di famiglie facoltose, ma era l’unico lavoro che aveva trovato: è forse una colpa imparare un mestiere e sfamare i propri cari?
Hanno tutti delle valide giustificazioni, tuttavia noi li disapproviamo, biasimandoli con durezza.
E probabilmente abbiamo ragione.
Però al supermercato continuiamo a comprare tranci di carne di vitelli uccisi, fette di gambe mozzate e macinato di cuccioli, allevati in modo barbaro e scannati senza pietà, come se non sapessimo che erano animali giovani e caldi, con una mamma, affetti e desideri.
“Ho un'impressione vivissima delle sofferenze degli animali. Mi causano un disagio immenso tutte le volte che le penso o ne vengo a conoscenza. E allora cerco di coinvolgere me stesso in una scelta etica” (Moni Ovadia)
“Io non do consigli, solo informazioni. Se pensate che la carne sia essenziale e benefica nella vostra alimentazione, studiate meglio l'argomento” (Scott Adams)
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