C'era una volta un cavaliere di Ruach che voleva cavalcare una creatura che non era mai stata montato da nessuno: un drago.
Il cavaliere, oltre che incosciente, era molto ricco, così riuscì ad organizzare una spedizione e si recò sui Picchi di Khalan, che allora erano selvaggi e abitati dagli ultimi dragoni. Qui allestì delle astute trappole e, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, riuscì ad imprigionarne un esemplare: era un giovane Sputafiamme Vermiglio, lungo più di dodici passi e con le scaglie dure come diamanti.
Decine di paggi e scudieri morirono nel tentativo di sellare quell'essere magnifico ma letale, che non voleva saperne di essere domato.
Infine, dopo quasi due lune di prigionia, il drago sembrò acquietarsi ed accettò di portare la sella. Allora il cavaliere lo montò e, briglie in mano, ordinò ai propri servi di aprire la gabbia e liberare il drago.
La creatura fu di nuovo libera e non si ribellò. Anzi, salì nel cielo sempre più su, e ancora, e ancora su. Salì in alto, quasi fino al sole. Ma, mentre i draghi sopportano temperature roventi senza alcun problema, lo stesso non vale per gli uomini, e così il folle cavaliere morì carbonizzato.
Ancora oggi in tutta Terraferma esiste il proverbio "si può cavalcare un drago, ma poi è lui a decidere dove andare".
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