Tilde e Iris erano vicine di casa. Non erano amiche intime, ma si aiutavano a vicenda nelle piccole difficoltà della vita quotidiana.
Un giorno Tilde, per un bisticcio con il marito, diede fuoco alla propria villetta e l’incendio si propagò anche alle abitazioni limitrofe, tra cui quella di Iris. Ma fu la casa di Tilde ad avere la peggio, perché finì in cenere dal tetto fino alle fondamenta!
Con pazienza e sacrifici le due donne riuscirono a ricostruire le loro case, come e più belle di prima. Nel frattempo, per un lungo periodo Iris accolse in casa l’amica con la sua famiglia. Poi, insieme ad altre vicine, le prestò il denaro per ricostruire l’abitazione distrutta.
Tilde con gli anni restituì a Iris e alle altre donne il prestito, fino all’ultimo spicciolo, ma poiché con la distruzione della casa aveva perso tutto, anche i propri risparmi, ci impiegò parecchio tempo.
Ma Iris, che pure aveva avuto qualche danno dalle fiamme, fu comprensiva e non le fece mai pesare la situazione.
Anni dopo, un terremoto scosse quella città e incrinò le fondamenta di molti palazzi, e uno di quelli messi peggio era proprio la casa di Iris, che diventò inagibile. La nuova villetta di Tilde invece, ricostruita poco prima con tutti i nuovi criteri antisismici, era in perfetto stato. Allora Iris chiese aiuto all’amica vicina di casa, ma Tilde le concesse denaro e accoglienza solo a patto che portasse il suoi cuccioli al canile, che mandasse suo figlio in collegio e che il marito mangiasse solo pane, cavoli e cipolle.
“Come puoi chiedermi questo?” protestò Iris “certo, mi serviranno dei soldi, ma non molti. E te li restituirò tutti non appena potrò! Inoltre non ci vorrà tanto tempo: è possibile che la casa torni agibile in tempi abbastanza brevi”, ma Tilde non cambiò idea.
Iris insistette con l’amica, arrivando a malincuore a ricordarle che in passato – a parti invertite – lei non le aveva fatto mancare il proprio appoggio incondizionato. Arrivò ad implorarla, perché non voleva separarsi né dai cani né dal figlio (mentre era tranquillamente disposta a imporre al marito una dieta a base di cipolle e cavoli…).
Tilde però fu irremovibile: non era obbligata ad aiutarla e l’avrebbe fatto solo a quelle tre rigide condizioni.
Il giorno in cui traslocò, lasciando per sempre il quartiere, Iris mise nella cassetta postale di Tilde due fogli di carta. Il primo era l’articolo di un quotidiano:
“Crisi greca, la Merkel è inflessibile: i prestiti vanno restituiti nei tempi stabiliti. Non forniremo nessun aiuto extra, piuttosto vanno tagliate pensioni, sanità e scuole”.
Il secondo era il ritaglio di un libro scolastico: “Alla fine della seconda guerra mondiale la Germania era un paese in ginocchio. Allora gli altri stati, vincitori del conflitto, le permisero di congelare i debiti per restituirli in un secondo momento: questo permise ai tedeschi di superare la povertà in cui erano caduti”.
Bella stronza Tilde, eh?
E cosa pensare di Renza, un’altra vicina, che in privato aveva detto ad Iris di esserle amica, ma poi spiegava a tutti che Tilde aveva fatto bene?
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