Il cadavere dell'uomo era sul parquet, disteso in una posizione innaturale, sopra a una macchia di sangue scuro. Indossava un abito beige, elegante ma a buon mercato. Lì vicino, sul pavimento della sala, c'era anche un cappello color caffè.
La causa della morte non era difficile da individuare: l'uomo, di mezza età, aveva un coltellaccio da cucina infilato per almeno quattro dita nella schiena.
Il detective Spezzalini fumava un cigarillo stando bene attento a non far cadere la cenere per terra, per non inquinare la scena del delitto. Mentre un poliziotto isolava la porta di ingresso con del nastro bianco e rosso, Spezzalini stava scuotendo quasi impercettibilmente la testa: i casi peggiori non erano mai quelli senza indizi, perché prima o poi una traccia o un testimone si trova. Le "bestie nere" (così le chiamava lui) erano quelli dove l'indicazione era palese quanto un monolito di Carnac.
Ecco, proprio come ora.
Il morto, evidentemente prima di tirare le cuoia, aveva scritto col proprio sangue una parola sul pavimento della sala.
L'investigatore fece qualche passo per avvicinarsi alle lettere vermiglie, senza pestarle, poi inclinò la testa per rileggerle:
Dubitava che l’assassino fosse il famoso cane della serie televisiva (prima di tutto perché non si scriveva esattamente così, e comunque doveva essere morto da almeno un decennio).
Nel piccolo paese di Flaith non viveva nessun "Lessie", né umano né animale. E Spezzalini aveva già fatto controllare tutti i parenti e gli amici (almeno quelli noti) del cadavere: nessuno aveva questo nome o soprannome (se non altro per quello che potevano saperne gli sbirri o gli occhi privati).
Ecco perchè Cyrus Spezzalini odiava i casi "semplici": perchè un indizio troppo evidente può condurre in decine di direzioni diverse. Oppure a nessuna.
Poteva essere un indizio fasullo, magari scritto proprio dall’omicida. Certo, ma avrebbe avuto senso fermarsi nel luogo dell’omicidio, imbrattare le dita di un cadavere ancora caldo, per scrivere un nome privo di significato, solo per provare a sviare le indagini? Mah, pareva una congettura un po’ traballante: l’indizio sembrava vero.
Il poliziotto tossì con veemenza e Spezzalini fu richiamato al presente. Lo sapeva che in centrale odiavano i suoi piccoli sigari puzzolenti. Ma da stamattina tutti gli effettivi erano impegnati con la grande rapina alla banca centrale, e così qui avevano mandato lui, un detective privato che ogni tanto collaborava con la polizia. Aveva ancora un vecchio tesserino da sbirro, ormai scaduto, ma nessuno faceva mai caso a quella data scritta in piccolo.
Ci fu un altro colpetto di tosse, ma questa volta era diverso: non era per le esalazioni acri del piccolo Avana, ma piuttosto per richiamare la sua attenzione.
"Io qui avrei finito" mormorò il giovane agente.
Cyrus lo osservò, valutando che questa doveva essere una delle sue prime missioni sul campo: sembrava una recluta e aveva utilizzato tre interi rotoli di nastro, impiegandoci almeno mezz'ora, mentre i suoi colleghi più esperti ne avrebbero usato al massimo mezzo rocchetto, isolando la casa in quaranta secondi.
"Vai pure ragazzo: aspetto io il medico legale" e il poliziotto non se lo fece ripetere e sgattaiolò fuori dopo un cenno del capo.
Sarà andato ad indagare anche lui sulla rapina, pensò Spezzalini in una nuova nuvola di fumo. Come biasimarlo? Non era da tutti i giorni avere la banca cittadina svaligiata da Gamba di Legno in persona, il famoso bandito omonimo dal fuorilegge nemico di Mickey Mouse. Ma, a differenza del malfattore Disney, questo aveva davvero una arto di legno: quasi fosse uscito da una scena di Moby Dick, il più noto rapinatore di banche del paese sembrava quasi un vecchio pirata!
Gli manca solo la benda sull'occhio, ironizzò l’investigatore tra sé, e magari anche il pappag...
Cyrus interruppe i propri pensieri: cos'erano quelli?
Il pavimento dell'anticamera di ingresso, dove era appena passato il giovane poliziotto per uscire, era composto da vecchia moquette bruna, abbastanza sdrucita. Il sole stava tramontando, la luce era gialla e intensa: sul tessuto peloso del corridoio si vedevano dei piccoli segni tondi, larghi quanto un bicchiere da vodka, dove il vecchio manto era stato pestato da qualcosa di pesante. Circa ogni mezzo metro. Sembravano proprio passi.
Passi di un uomo con una gamba di legno!
Spazzalini prima mise a fuoco quei segni, poi cercò di fare altrettanto con tutte le parti del puzzle: i due rapinatori mascherati dopo un breve inseguimento erano scomparsi nel nulla, senza lasciare tracce. Uno era chiaramente Gamba di Legno: era difficile non riconoscerlo! Pareva che, nel pomeriggio, fosse già stato visto lontano da Flaith. L'altro invece per la polizia era un perfetto sconosciuto: altezza media, corporatura normale, nessun segno particolare. Si ipotizzava che potesse essere del posto, perché nell'inseguimento aveva seminato la volante della polizia seguendo un tragitto estremamente arzigogolato ma preciso.
E aveva rapinato la banca vestito in beige, proprio come il tizio ai suoi piedi.
L'investigatore privato guardò le mani del cadavere: erano coperte da guanti di pelle. Ma non era stato un giorno freddo, anzi, il sole aveva illuminato una giornata sì autunnale, ma serena e calda.
Ragioniamo, si disse Spezzalini: se Gamba di Legno è veramente stato qui, e questo è davvero il suo complice, significa che si è liberato di lui dopo aver fatto il colpo. Ma perché il suo aiutante, prima di morire, avrebbe dovuto scrivere "Lessie"?
Spezzalini ripensò alla rapina: la refurtiva era stata considerevole, ma i due uomini erano stati visti salire sulla loro automobile senza sacchi né borse. Eppure il malloppo doveva essere ingombrante, perché l'intero caveau era stato ripulito di tutto il contante!
Il detective rimise il sigaro in bocca, ma ormai la brace si era spenta. La riaccese, fece un paio di tiri e mi mise a passeggiare in circolo, lentamente, attorno al cadavere. Tra poco sarebbe stato buio. Chinò il capo per osservare la scritta, come se questa fosse l'ultima opportunità per cogliere qualche elemento e...
Cyrus Spazzalini sbuffò, poi sorrise. Un frammento di cenere del sigaro cadde sul pavimento, ma ormai non era più molto importante: aveva individuato l'assassino e presto la refurtiva sarebbe stata recuperata.
Prese il proprio cellulare dalla tasca, selezionò un numero dalla rubrica e attivò la chiamata, portando il telefono all’orecchio. Restò in attesa pochissimo:
"Sergente Irons? Sì, sono Spezzalini. Sì, la disturbo solo un minuto: vicino al caveau ci sono anche delle cassette di sicurezza?"
Aggrottò le sopracciglia:
"Sergente, il mio minuto non è ancora scaduto: voglio solo sapere se, vicino al caveau, ci sono delle cassette di sicurezza"
Aspettò pochi istanti, poi riprese:
"Ed esiste anche la cassetta numero 315537?"
Dal cellulare giunsero degli strepiti poco benevoli, che il detective ignorò:
"Sergente, la refurtiva è in quella cassetta. Sì, nella 315537. Veda un po’ lei se vuole recuperarla o no..." e riattaccò senza aspettare un eventuale riscontro.
L'omicida non era ancora stato preso, ma d'altronde questo non era il primo cadavere che Gamba di Legno lasciava sul selciato. Però questa volta aveva fallito il colpo: non avrebbe intascato nulla da questa rapina.
Prima di morire, il complice aveva voluto fregare chi lo aveva tradito e ferito a morte, indicando la cassetta di sicurezza della banca rapinata, dentro a cui avevano nascosto la refurtiva. Per poi recuperarla con calma tra qualche settimana, come un normalissimo cliente, quando le acque si fossero calmate. Anzi, dato che Gamba di Legno non avrebbe comunque potuto farlo di persona, probabilmente sarebbe entrato in scena un altro complice, a cui la polizia poteva tendere un agguato. O, meglio ancora, seguirlo per arrivare fino allo stesso Gamba di Legno.
Cyrus rilesse la scritta: si leggeva il nome del cane solo guardandola al contrario. Osservandola dal verso giusto, apparivano chiaramente sei numeri:
Le cose sono sempre facili, una volta che le hai capite.
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