"Fine. Forse questa è davvero la fine" c'era scritto sul biglietto, con una bella grafia femminile.
Cyrus Spezzalini aveva il foglio nella mano destra, le dita coperte dai guanti di pelle marrone, mentre nella sinistra reggeva la torcia elettrica con cui stava illuminando lo scritto, che proseguiva:
"Il signor Tander mi ha appena chiamata chiedendomi di andare in sede. Non posso rifiutarmi, dato che stanotte sono reperibile, ma temo che voglia eliminarmi: ho visto troppe cose che, nei suoi piani, sarebbero dovute restare segrete. Se non tornerò, sapete di chi è la colpa. M."
Appuntato sul grande frigorifero di ultima generazione, con alcuni magneti di località balneari, c’erano dei fogli e una matita appesa a uno spago. Su uno c’era la lista della spesa: germogli di soia, latte di riso, tofu affumicato...
Davvero Margart Kutter mangia questa roba? si chiese Cyrus scettico, con le labbra lievemente arricciate.
Da qualche parte iniziò a rintoccare la mezzanotte e l'investigatore privato rimise a posto il foglietto. Aveva scassinato l'uscio della signorina Kutter perché aveva appena scoperto che la donna era in pericolo di vita e non rispondeva né al telefono né al campanello. Ma, per quello che ne sapeva lui, poteva benissimo essere rimasta in casa assieme ad uno spasimante, quindi si era rincuorato per non aver fatto una terribile figuraccia. Però a questo punto ancor più inquieto per la sorte della ragazza.
Da quanto tempo sei uscita, Margaret? Adesso sarai ancora viva? si domandò Spezzalini, lanciando un'occhiata al vecchio Citizen che portava al polso.
Adocchiò la luccicante segreteria telefonica sulla scrivania, ma scosse la testa: chi contatta con urgenza un tecnico non gli lascia certo un messaggio registrato, piuttosto lo chiama al cellulare. E comunque, con tutti quei tasti sul display, Spezzalini non avrebbe saputo neppure da che parte iniziare. Ignorò anche il McIntosh che languiva lampeggiante sul divano e decise di uscire per recarsi alla sede della Proteus & Gambler: era lì infatti che lavorava il signor Tander, in quanto direttore, e dove Margaret Kutter svolgeva da pochi mesi il ruolo consulente informatica a progetto.
Mentre era al volante, con il cigarillo fumante tra i denti, Spezzalini pensava a quello che aveva scoperto poche ore prima: un anziano ragioniere (che gli doveva un favore) aveva esaminato le carte della banca, che evidenziavano dei giri non proprio puliti di denaro e alcuni lievi ammanchi nei conti della Proteus & Gambler. E tra le matrici dei fax ricevuti dal signor Tander (e non a caso mai protocollati dall’azienda), forniti proprio dalla signorina Kutter, c’erano dei giroconti che sembravano relativi a vere e proprie truffe. Margaret era una consulente giovane e competente, lavorava lì da poco, aveva visto qualcosa di troppo e forse ne aveva parlato con le persone sbagliate. Questa almeno era l'ipotesi di Cyrus, che affondò il piede sul pedale, facendo stridere le gomme durante una curva particolarmente brusca. I fanali illuminavano il guard-rail e i relativi catarifrangenti, mentre la nebbia – sempre più fitta – non aiutava a farsi strada nel traffico notturno della tangenziale tra Tollbury e Flaith.
Spezzalini scese dalla propria auto in un mare di umida foschia: le luci del parcheggio rendevano tutto bianco e denso come latte. Il silenzio era irreale, rotto solo dall’investigatore che metteva il colpo in canna alla propria pistola.
Visto che l’orario non è proprio quello d’ufficio, probabilmente la porta principale era sbarrata, ma forse dai garage è pos…
In quel momento echeggiò uno sparo.
Un calibro medio, analizzò il detective d’istinto.
Il tempo di capire la direzione di quel suono, e un secondo colpo (identico al primo) esplose nel candore ovattato della notte.
Spezzalini corse da quella parte con l'arma in pugno, e una terza revolverata giunse alle sue orecchie, questa volta più vicina. Ora vedeva i fanali posteriori di un’auto sportiva, rossi come sangue fresco. Riconobbe la vettura: era quella della Kutter. Vicino alla portiera aperta c’era la donna, che si premeva il fianco con la mano sinistra, mentre con la destra reggeva una rivoltella. Non si girò neppure: nonostante il sangue tra le dita con cui cercava di bloccare la propria emorragia, Margaret aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Cyrus seguì quell’espressione allucinata e vide il corpo di Tander, immobile in una pozza di sangue.
“Io… i-io non volevo… ma… lui… aveva questa pistola…” mormorò rivolgendosi infine all’investigatore, che aveva fermato la propria corsa a pochi metri dall’automobile. Margaret lo guardò in viso, abbassando l’arma tremante:
“Ho fatto un corso di autodifesa… sono riuscita a strappagliela… m-ma lui lottava… voleva riprenderla per finirmi… così… o mio dio…” e scoppiò a piangere. Spezzalini le prese l’arma, poi corse da Tander: nei film le persone muoiono in pochi secondi, ma nella vita reale non è così facile e in genere l'agonia dura parecchio. Gli aprì la giacca: aveva un foro di proiettile sulla gamba e uno all’addome. Tander sembrava immobile, ma il detective non sapeva dire con certezza se l’uomo fosse vivo o meno.
Forse era morto, ma nel dubbio gli tolse la cravatta e la usò come laccio emostatico per la coscia. Poi si levò l’impermeabile e lo usò per limitargli la fuoriuscita del sangue.
“Voi sedetevi, state calma e cercate di tamponarvi la ferita” disse a Margaret restando accucciato, mentre armeggiava con il proprio cellulare “io chiamo l’ambulanza”.
Aveva appena comunicato i dati al pronto soccorso quando risuonarono altri due spari violentissimi: la donna, che aveva lasciato la portiera spalancata e si era seduta al posto del guidatore, fu colpita al collo e al petto, cadendo riversa all’interno dell’auto. Spezzalini mollò il cellulare e disarmò Tander, che era sdraiato e sputava sangue ma reggeva la pistola, estratta proprio dal soprabito del detective.
“Dannazione!” esclamò Cyrus, e questa volta non aveva bisogno di avvicinarsi e verificare le ferite per capire che Margaret era morta sul colpo.
“Non fatevi ingannare” sbiascicò il dirigente tossendo “quella donna era una serpe. Auto, cellulare, computer, elettrodomestici… erano tutti finanziamenti veri che pagava con accrediti fittizi. Ogni mese entrava nel data-base della banca e creava dal nulla gli estremi dei pagamenti, quindi le sue pratiche risultavano tutte pagate in perfetta regola, ma lei in realtà non sborsava mai neppure un centesimo. Io l’avevo scoperta e così mi ha fregato… anche l’arma è sua: mi ha colpito alla gamba e poi ha cercato di finirmi: mi ha messo in mano la rivoltella e si è sparata… io…” ma non riuscì a terminare la frase: inclinò la testa di lato e morì.
Spezzalini sì alzò in piedi, confuso. Gli tornarono alla mente alcune immagini: il frigorifero moderno, il computer costoso, la segreteria telefonica nuova, l’auto sportiva… il biglietto a casa in cui accusava Tander in modo palese (forse troppo) e le “prove” stesse contro Tander, di sicuro manipolate al computer. Era stato tutto architettato con estrema cura.
Mentre iniziava a risuonare lontana la sirena dell’ambulanza, Spezzalini fece qualche passo verso l’automobile, dentro a cui giaceva la ragazza, con lo sguardo sbarrato e il sangue che le era fuoriuscito dalle labbra.
La giovane donna da salvare che invece è disonesta e meschina, il banchiere malvagio che è la vittima, il salvatore che accorre ma non salva nessuno.
Cyrus sospirò:
“In questa storia è tutto al contrario...”
Margaret
[questo è il terzo racconto di una trilogia di storie brevi: qui c'è la prima e qui la seconda]
Ultimi commenti